L'educazione del cucciolo

27 Giu

In passato l’educazione cinofila aveva il solo obiettivo di tenere sotto controllo i cani o addestrarli a determinati compiti insegnando loro come rispondere diligentemente ai comandi del proprio padrone.
Oggi, invece la prospettiva è cambiata radicalmente, si cerca infatti di porsi dal punto di vista degli animali e di considerare che anche loro provano delle emozioni e delle motivazioni, l’obiettivo che ci si pone è che possano integrarsi in maniera serena ed equilibrata nella società umana.
 
Partendo da questi presupposti la parola educare recupera allora il suo significato originale, ovvero quello di ex-ducere, che significa tirare-condurre fuori, ossia aiutare il cucciolo ad esprimersi in maniera efficace e guidarlo attraverso le sfide che la vita di tutti i giorni gli porrà: le relazioni famigliari, la passeggiata, l’incontro con estranei, l’interazione con i propri simili, il viaggio in auto…
Per fare un esempio, un cucciolo che davanti a una persona estranea si avvicina fiducioso, ricerca il contatto e lo riceve di buon grado, senza che questo contatto faccia scaturire in lui emozioni di paura (mi immobilizzo, mi ritraggo, ringhio) o di estrema eccitazione (abbaio, salto addosso senza controllo, mordicchio mani e vestiti), è un cucciolo ben educato. Un cucciolo che al contrario appare particolarmente timido o eccessivamente eccitato, è un cucciolo in difficoltà. In questo caso se il proprietario ricorre a un comando (come un no, un basta o un seduto) per cercare di controllare la sua reazione senza comprendere il suo stato emozionale, non lo sta educando, sta solo cercando di controllarlo.

La punizione si rivela sempre più chiaramente uno strumento poco efficace in campo educativo, in quanto tende a suscitare emozioni di paura (nel momento in cui si alza la voce o peggio le mani) o di rabbia e frustrazione (nel momento in cui ci si limita a inibire il cucciolo nei suoi intenti). In entrambi i casi non aiuta il cucciolo a gestire le proprie emozioni ne gli autocontrolli, peggiora invece le sue capacità di apprendimento e alla lunga deteriora la relazione tra cucciolo e proprietario. Messo da parte il concetto di punizione, non significa che il cucciolo possa fare quello che voglia senza alcuna regola, al contrario andrà guidato verso ciò che si ritiene corretto che faccia, proponendogli di volta in volta delle alternative e premiandolo con un bel complimento ogniqualvolta di sua iniziativa attuerà il comportamento desiderato. Se il cane potesse parlare a tal riguardo, forse si esprimerebbe così: “Non dirmi sempre cosa non devo fare, dimmi cosa vuoi che io faccia”.

Per tradurre il concetto in maniera pratica è utile fare qualche esempio. Supponiamo che il cucciolo venga sorpreso a mordere il telecomando del televisore o un tappeto della casa e ci sia l’esigenza di farlo smettere, sarà possibile interrompere questa azione indesiderata utilizzando un tono della voce sorpreso ma allegro: “Ma cosa stai facendo birbante?” e proporre immediatamente al piccolo un oggetto alternativo (una treccia in corda, un legnetto, un ossetto di pelle di bufalo). Affinché l’oggetto diventi però realmente interessante agli occhi del cucciolo andrà caricato di emozioni positive: “ma guarda che bella treccia che ho trovato, vieni a vederla!”. Limitarsi a sventolare un oggetto qualsiasi con tono irritato e infastidito, pensando di “distrarre” così il cucciolo, non può sortire alcun effetto; il cucciolo infatti comprende che quello che gli si sta proponendo non è altro che “un’esca” e che nessuno ha davvero intenzione di giocare con lui.

Lo stato emozionale della persona deve sempre essere coerente con ciò che vuole fare o vuole esprimere, in caso contrario non è possibile apparire credibili agli occhi del cane. Il metodo dell’alternativa può essere messo in atto in tante altre situazioni, come ad esempio la scelta del luogo di riposo. In questo modo se non si ha piacere che il cane salga sul divano o sul letto basterà invitarlo ad andare sulla sua copertina o sulla cuccia, spiegandogli che quello è il suo posto ed il posto più bello del mondo. In questo modo sarà stato possibile ottenere il risultato desiderato avendo elicitato emozioni positive come la gioia senza aver fatto emergere emozioni negative come la rabbia e la frustrazione, che si accompagnano spesso a comportamenti impulsivi e di natura aggressiva. Non va infatti dimenticato che tutto ciò che viene negato acquista un valore inestimabile e può innescare dinamiche di competizione e di conflitto all’interno delle relazioni familiari.

Risulta chiaro come in questa nuova ottica educativa il proprietario non è più il padrone, il celebre “capobranco” a cui il cane ubbidisce perché ne ha timore, ma è la guida a cui il cane si riferisce perché ha fiducia in lui. Il proprietario diventa più simile a una figura genitoriale che sa rassicurare il cucciolo quando spaventato, sa calmarlo quando agitato, sa rispondere ai suoi bisogni e indirizzarlo verso comportamenti appropriati. Un medico veterinario esperto in comportamento può accompagnare il proprietario in questo arduo compito, fornendogli gli strumenti utili a comprendere le esigenze e le emozioni del proprio cane e a comunicare con lui senza fraintendimenti.

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